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Mode e intolleranze
Certo, chi si reca sulle spiagge della Patagonia e resta ammirato davanti all’impressionante spettacolo in bianco e nero di centinaia di migliaia di pinguini nel loro habitat naturale stenterà a riconoscere le creature stilizzate che popolano le opere di Vincent. Se però si prende la briga di osservare con occhio curioso i propri simili, non potrà fare a meno di constatare che i pinguini siamo tutti noi, con le tante piccole manie e debolezze, con le mode e le intolleranze che fanno dell’essere umano un soggetto particolarmente adatto ad essere preso in giro. Anche la loro gregarietà ha un che di
prettamente umano: grandi agglomerati di esseri tutti simili, che ricordano le folle anonime delle nostre città. L’artista si è servito dell’animale per illustrare con indulgente ironia innumerevoli circostanze tipiche della nostra società di individui “pensanti”. Che poi l’animale su cui si è puntata la sua attenzione ricordi per molti versi un impacciato signore in frac non è affatto dovuto al caso: è proprio questa somiglianza a rendere più immediato l’accostamento e a far sorridere. I titoli sono già di per sé evocatori: pinguini nel traffico, pinguini alla spiaggia, pinguini viaggiatori e pinguini allo stadio. Vi è pure qualche accenno doveroso a tristi realtà del nostro tempo: pinguini con siringhe, pinguini e aids. Per il resto le attività pinguinesche sono piuttosto buffe, anche perché, vedendole ripetute per decine e decine di soggetti, assumono il carattere del rituale volutamente farsesco. I pinguini in contemplazione, ad esempio, tutti rigorosamente nella posizione yoga del loto, muovono al sorriso proprio perché sono in gran numero. E infatti, rispettando lo spirito prettamente gregario della specie, vincent li raffigura sempre in straripanti moltitudini: vortici di animali che si compongono e scompongono in un effetto di optical art, dove arriva ad usare addirittura centinaia di esemplari per volta.
Adriana Torrazza, giornalista, Lugano 1994